Andrea Cherchi è un cacciatore atipico. Fissa sulla retina dell’obiettivo la Milano vera e trova bellezza pura.
Quasi tutti vedono, pochi sanno guardare davvero. E soprattutto pochi prestano gli occhi a chi non vede perché è chiuso dentro una stanza o in un carcere. Andrea Cherchi la sua avventura di Cacciatore di bellezza l’ha iniziata tanti anni fa, come giornalista. Ma solo prendendo in mano la macchina fotografica (una Canon 1 dx Mark II, per corredare di foto i pezzi, ha scoperto come si racconta l’anima di una città. E l’ha resa seriale. Il suo profilo Facebook, Semplicemente Milano, è un faro che splende sopra clacson e frenesia.

Andrea, come ti è venuta l’idea di raccontare Milano così?
Tutto spontaneo, naturale. Faccio da sempre il fotografo free lance, sono in giro da mattina a sera per trovare storie. La macchina fotografica l’ho presa in mano quasi per gioco, avevo bisogno di immagini a corredo delle parole. Sono un autodidatta. Scattavo, scattavo e mi rimanevano sempre un sacco di foto. Mi spiaceva lasciarle chiuse nel dimenticatoio e ho creato un profilo. Semplicemente Milano. Gli occhi della città. È piaciuto un sacco.

Sei un cacciatore di bellezza e… la trovi! Ma i luoghi comuni sulla Milano grigia? Li smontiamo?
Milano non è grigia! È una città in costante evoluzione. Ho scattato foto di altri luoghi anni fa e oggi potrei riutilizzare le stesse. Nulla è cambiato. Milano invece cambia sempre, evolve, muta. Cantieri, palazzi che vengono su dall’oggi al domani. Faccio il cacciatore di storie e di immagini da sempre, ma la vera bellezza la ho trovata nelle case di riposo e nelle carceri, dove sono andato per proiettare le foto. Le persone commentavano, mi arricchivano, era un regalo. Uno scambio che riscaldava ogni incontro e spero di poter tornare a rifarlo presto.

Imbruttiti o con il cuore in mano?
Ci sono un sacco di luoghi comuni sul vortice del traffico o sulla natura arida del milanese. Ma non è solo imbruttito! Qualcuno mi domanda “ma tu a Milano riesci a guidare”? O pensa davvero che la città sia fatta da gente che corre in preda all’ansia da fatturato. Bisogna saper guardare. Le foto più belle le ho scattate durante i cortei per i diritti umani o per le conquiste civili, ne facevo a centinaia, coglievo i volti, gli atteggiamenti della gente. Lì, stava la vera bellezza. Ma anche nel fotografare una nevicata e farla vedere a chi non si può muovere. I quotidiani ti danno solo il frammento di un’esperienza, nello stesso fatto si può entrare con calma, con poesia.

Quando entri in un carcere o in una casa di riposo tu non sei nessuno. Sei solo uno che ascolta e impara.
Andrea Cherchi, giornalista e fotografo
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Raccontaci la tua giornata di Cacciatore della bellezza. Quante ore stai in giro?
Parto presto la mattina, torno tardissimo la sera, talvolta a mezzanotte. Il mio lavoro è sempre quello di trovare storie. Non ho mai fatto la nera, ho sempre preferito eventi e cultura, sei libero di fare davvero il cacciatore di immagini. Non hai vincoli. Anche sui social io preferisco non indugiare in polemiche, voglio raccontare il positivo. Ho scelto di rappresentare solo la bellezza. Poi ci sono gli haters, li trovi ovunque, basta non dare loro un “gancio”. Come diceva mia madre, che era psicologa. La gente spesso “fa” così ma non “è” così. Il cattivo seriale è raro.

Vuoi dire che sui social spesso teniamo un ruolo?

Da psicologa, mia madre mi diceva che le persone aggressive, quelle che ti prendono di petto, se ci parli davanti si rivelano molto diverse. Spesso l’aggressività è un atteggiamento utilizzato per partecipare, per entrare nel meccanismo. Difficilmente corrisponde a cattiveria.
Il cacciatore di bellezza spesso riempie il carniere in periferia…

Gli stranieri mi scrivono spesso, per chiedermi segnalazioni sui luoghi della vera Milano. La bellezza della Milano nascosta, quella vissuta dai milanesi è spesso fuori mano, ci si arriva a fatica. Non è contemplato dagli itinerari che sono proposti in modo seriale. Penso alla Certosa di Garegnano, Baggio Cascina d’Inverno Parco delle Cave, Parco Nord. Alla fine, a Milano non ti annoi mai…

Di questo strano periodo cosa ricorderai? Cosa ci farai ricordare?
Ne farò un libro. Pensavo di darlo alle stampe a fine 2020 ma purtroppo rimando alla fine del 2021. Saranno immagini di una città che si desertifica e si riprende, per poi deperire di nuovo. La pandemia è arrivata dopo il boom e la vitalità di Expo. Sarà un racconto realistico.