Chick Corea, la leggenda del jazz, è morto qualche giorno fa all’età di 79 anni. La causa purtroppo è stata una rara forma di cancro scoperta da poco. Non so voi cosa intendiate per “forme d’arte”, ma al posto “arte sonora” di sicuro sul vocabolario troverete la foto di Miles “Electric” Davis.
Cosa centra con Chick Corea? Molto.
Miles è un’altra leggenda del Jazz, questo lo si sapeva già, ma quello che la sua carriera ci mostra è tutt’altro. La cosa che più ci interessa a noi, oggi, è l’impatto che la sua carriera ha avuto sugli altri artisti che l’hanno affiancato negli anni.
La sua creatività nell’ottica dell’innovazione e nella ricerca del suono, quasi come uno scienziato irrazionale, è imparagonabile. Tutti i musicisti con cui ha lavorato confermano la frase: «uno così… passa solo una volta non nella vita, ma nella storia umana».

Uno di questi a dire proprio questa frase fu Chick Corea che firmò il cambiamento stilistico più importante della musica.
Diedero vita anche al genere fusion.
Il 29 agosto 1970 all’Isle of Wight per il suo Festival con Jack DeJohnette, Keith Jarrett, Gary Bartz e Dave Holland fu la data d’inizio di tutto questo. Tre sterline d’ingresso e 50.000 i paganti per assistere alla storia che veniva scritta sul momento. Piccolo particolare. Il festival è rock e ha sempre e solo ospitato band o artisti rock. Era soprannominato come “il nuovo Woodstock” e il pubblico non era di quelli simili che trovate a La Scala di Milano, erano molto esigenti.

Tra i non paganti c’erano anche Joni Mitchell, molto criticata sul palco e Carlos Santana che si sono quasi commossi durante l’esibizione di Miles, Chick e gli altri.
Sperimantali, elettrici e perfetti su improvvisazioni con strumenti jazz classici, tranne uno quello di Chick Corea, il piano fender rhodes.
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Strumento mai visto prima nelle formazioni live del ragazzo che scrisse Blu In Green. Il cambiamento sonoro però avvenne definitivamente qualche anno prima grazie al matrimonio con Betty Mabry.

Letteralmente la donna, o “le chiappe” come dichiarò lei, che inventò il “fusion”. Questa è un altra bellissima storia su cui ci torneremo però Filles de Kilimanjaro, il disco più criticato di M.D., vede proprio “Mademoiselle Mabry” in copertina.
Se un indizio non fa una prova, due si. Insieme a Chick Corea si gettarono il primo seme di un Jazz moderno e molto lontano dalle ritmiche from New Orleans.
Durante questo matrimonio impossibile con Betty, lei stessa gli presentò Sly Stone e Jimi Hendrix. Due degli artisti più innovativi e unici di quegli anni e di elettrico avevano tutto tra il funk e il rock.
Chick Corea suonava già il piano elettrico e, in seguito al litigio tra Miles e il suo pianista storico Herbie “Hank” Hancock, entrò a far parte del “Secondo Great Quintet”.
Bitches Brew, nel 1970, di Miles Davis ha aperto un nuovo angolo della fonia per il jazz e Chick fu uno dei protagonisti. Vi consigliamo di guardare il suo racconto nel documentario: Miles elettric: A Different Kind of Blue.
Chick nella sua carriera con i suoi dischi, con le sue mani su quei tasti neri e bianchi, ha sempre dato vita a qualcosa che ha generato emozioni mai provate prima.
Per questa playlist del Monday Song, abbiamo scelto dei brani che hanno influenzato e generato altri brani di altri artisti in altri generi. Proprio com’è iniziata la carriera di Chick, con l’amore e il fascino per il nuovo.
Stopppp Tallllkin’, Just listen…